“La richiesta di convocazione, firmata da alcuni consiglieri di
opposizione, per un consiglio comunale dedicato alle Terme appare, ancora una volta,
non solo demagogica, ma addirittura illegittima ed impraticabile, oltre che in
ritardo. L’Amministrazione si è sempre fatta carico, con grande attenzione e
serietà, del problema Terme e, non essendo abituata a vendere illusioni ai
lavoratori, di cui ha sempre avuto grande rispetto, aveva già predisposto
l’atto oggi richiesto dai consiglieri di opposizione, con la proposta di
delibera della Giunta municipale al Consiglio comunale (prot. 787 del 7/9/2012), esemplificativa di una seria
volontà di risolvere il problema”.
Lo ha
detto il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio.
“Se lo
scorso 12 settembre gli stessi consiglieri di opposizione non avessero scelleratamente
bocciato gli atti propedeutici al bilancio e se questo si fosse approvato, oggi
la ricapitalizzazione e la modifica dello Statuto e l’ulteriore milione di euro
per finanziare il rilancio industriale sarebbero cosa fatta. Per queste
ragioni, un’opposizione in ritardo e gravata da importanti responsabilità
continua a strumentalizzare la disperazione dei lavoratori facendo apparire,
quali praticabili, proposte che sono illegittime. Peraltro, quest’ultima
istanza, per la patente illegittimità del suo contenuto, unitamente a talune
gravi falsità pubblicate negli ultimi giorni, in evidente accordo con le
opposizioni, comincia a disegnare uno scenario penalmente rilevante che,
nell’ambito della grave crisi sociale e lavorativa riguardante le Terme, sembra
poter chiamare in causa due paradigmi del diritto penale, ossia l’abuso
d’ufficio (o l’istigazione ad esso) e la «diffusione di notizie false e
tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico» - ha aggiunto Bobbio -.
La proposta contenuta nella
richiesta di convocazione suddetta è illegittima per il combinato disposto di
almeno due norme che sono certamente note alle opposizioni. La prima è quella
di cui all’art. 6, comma 19, del D.L. 78/2010, convertito in legge 122/2010, che
recita testualmente: «Le pubbliche
amministrazioni non possono effettuare aumenti di capitale, trasferimenti
straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore delle
società partecipate e altre operazioni di ripiano nei confronti di società
partecipate che hanno chiuso gli ultimi tre bilanci in perdita ovvero che
abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche
infrannuali, a meno che il capitale non sia ridotto di almeno il 33% e sia
obbligatoriamente richiesto l’intervento di cui all’art. 2447 del cc». In
particolare, quindi, ai sensi del comma 19 dell’art. 6 del decreto legge 78 del
2010, come convertito, è consentito all’Ente locale di disporre
ricapitalizzazione delle società partecipate nei limiti del capitale sociale
esistente”.
“Pertanto, essendo il Comune
titolare del solo 2 per cento del capitale di Terme di Stabia (il 98 per cento
è di proprietà Sint), una ricapitalizzazione per euro 4 mln è interdetta dal
citato divieto legale. Il divieto di ricapitalizzazione con aumento del
capitale sociale è stato poi ribadito anche dalla legislazione più attuale, da
ultimo il DL 95/12 convertito con legge 135/12 (cosiddetta spending review 2)
che dispone con solare chiarezza nel senso della riduzione e non dell’aumento
della partecipazione. Da tutto quanto premesso, appare di solare evidenza,
tranne che alla gente in malafede, che la proposta di delibera, oggetto della
richiesta ai sensi dell’art. 26 del Regolamento degli Organi, è illegittima.
Non possono essere effettuati aumenti di capitale. Portare la partecipazione
azionaria dell’Ente dall’1,9 al 77,79 è un aumento di capitale vietato dalla
legge.
La proposta illegittima e
demagogica è oltretutto affetta da una grave lacuna tecnica volutamente
strumentalizzata e ignorata dai firmatari: quand’anche si approvasse un
delibera ad hoc per la ricapitalizzazione
delle Terme, occorrerebbe sempre preventivamente approvare il bilancio per
l’erogazione materiale dei fondi”.
“Il riferimento all’assunzione di
un atto di indirizzo per l’aumento della quota del Comune, mediante conferimento
in denaro, non è altro che un ulteriore raggiro nei confronti dei lavoratori:
ma di quali impegni parlano i firmatari, quando per qualsiasi conferimento alle
partecipate occorre preventivamente approvare il bilancio di previsione solo
all’esito del quale viene istituito il capitolo per effettuare tale operazione?
Ma veramente i firmatari della richiesta fingono di non sapere che gli impegni
non frazionabili sono sempre effettuati in esercizio provvisorio (art. 163 del Tuel)
sulla base dell’ultimo bilancio approvato che, nel nostro caso, è quello del
2011 in cui non vi erano risorse stanziate per le Terme e, quindi, manca del
tutto il capitolo relativo? Tutto quanto detto, si pone, ancora, ben al di là
del fatto che, secondo quanto asserito non correttamente dall’opposizione, dal
rendiconto di gestione/consuntivo emergerebbe un avanzo pari addirittura a 4
mln di euro che, invece, in realtà, non esiste, essendo l’ammontare del residuo
derivante dal rendiconto di gestione/consentivo pari a 715mila euro. Oltretutto
anche la destinazione dell’avanzo del consuntivo, impegno già assunto da questa
Amministrazione, potrà essere materialmente erogato a favore delle Terme solo a
bilancio consuntivo e bilancio di previsione approvati: solo così si avrà
l’istituzione del capitolo di spesa necessario ad erogare le somme. Diversa,
invece, e ben fondata, l’ipotesi di ricapitalizzazione messa in campo dalla mia
Amministrazione, che in primo luogo è conforme al dettame di legge e si
affianca a quella parallelamente predisposta dalla Sint spa allo scopo non solo
di dotare nuovamente la società di un sufficiente capitale, ma anche di attuare
il rilancio delle attività aziendali. La necessità di procedere, come predetto,
implica inevitabilmente la previa approvazione del bilancio in quanto l’importo
previsto per la ricapitalizzazione non era previsto tra i capitoli del
precedente esercizio e, come tale, impegnabile in ragione di un dodicesimo del
precedente stanziamento essendo in sede di esercizio provvisorio; è, con la
stessa approvazione del bilancio, del resto, che saranno disponibili i fondi da
destinare ad articolati piani e programmi di sviluppo, iniziative aziendali
strategiche, queste sì, suscettibili di ricevere, da parte della giunta, il
necessario sostegno economico in conformità della legge. E’ il momento di
smetterla di cavalcare la tigre della disperazione con proposte impraticabili:
se i consiglieri di opposizione firmatari vogliono veramente risolvere il
problema delle Terme, devono venire in aula e approvare il consuntivo, il
bilancio di previsione e, infine, la delibera per la ricapitalizzazione delle
Terme, altrimenti continueranno a fare demagogia sulla pelle dei lavoratori. Se
poi, qualcuno di loro pensa di continuare a imbrogliare i lavoratori e la città
sostenendo che, caduta l’Amministrazione, un commissario prefettizio potrebbe
fare tutto ciò che noi vogliamo fare, anche su questo rimane ferma la sfida a
dire alla gente la verità: l’ipotesi che una gestione commissariale,
istituzionalmente deputata allo svolgimento degli atti di ordinaria
amministrazione, possa individuarsi quale legittimata alla deliberazione di
stanziamenti di capitali a copertura delle esigenze connesse al rilancio
dell’azienda è ipotesi assolutamente infondata e incredibile. È certo, al
contrario, che qualsiasi gestione commissariale opterà invece per una più
comoda sottrazione dell’Ente alle responsabilità derivanti dalle obbligazioni e
dai debiti contratti dall’azienda attraverso la decisione di porre fine al
capitolo Terme di Stabia, all’oggi economicamente non conveniente, tutelando
così forse il mero profilo economico, ma destinando a morte sicura l’azienda,
con tutte le inevitabili conseguenze sul personale.
Da
ultimo, mi piace ricordare alla labile memoria di alcuni che l’intera
precedente giunta Vozza, non ricordo quale delle tante, è attualmente a
giudizio della corte dei conti e sottoposta a indagine penale per avere
deliberato il famigerato mutuo banca Opi di 4 mln di euro in assenza di un
piano industriale che poi (e questa è una delle contestazioni) comparve
misteriosamente agli atti e al protocollo dopo l’approvazione della delibera di
giunta che lo citava come già presente”.
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