Il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio, ha
protocollato questa mattina le proprie dimissioni.
Segue
la lettera inviata ai cittadini.
Cari concittadini,
mi dimetto dalla carica di Sindaco di Castellammare di Stabia.
Non è stata una decisione facile. L’ho presa, però, nell’interesse e
per il bene esclusivo degli stabiesi che hanno il diritto e la necessità di
poter contare su un’Amministrazione e una maggioranza forti, determinate, coese
con il loro sindaco, nel nome e sulla linea di un percorso e di obiettivi
limpidi e chiari.
Tutto ciò, negli ultimi tempi, sembra essere venuto meno in vari
settori della maggioranza uscita dalle urne fino alla mancanza dei numeri in Consiglio
comunale. Non posso accettare lo squallore paralizzante di chi pensa di potermi
consumare lentamente nel nome di scelte individuali. È, così, giunto il momento
di una rinnovata assunzione di responsabilità da parte di tutti.
Mi dimetto per riportare la politica al centro. In politica, la vera
forza è il progetto. Il progetto è l’asse portante sul quale costituire la
maggioranza di governo per la città. Abbiamo già iniziato ad attuare a
Castellammare di Stabia una vera rivoluzione copernicana, un cambiamento
epocale nello stile dell’amministrare e nel contesto civile. La strada va,
però, percorsa fino in fondo e, oggi, tocca alla politica cambiare. Opero
questa scelta, quindi, nel tentativo finale di accertare chi sia disposto a
sottoscrivere il nuovo patto fondativo di una maggioranza che stia insieme con
il cemento dell’agire nell’esclusivo interesse della collettività. Una
ritrovata e, al tempo stesso, nuova maggioranza, in cui la ricerca e il
conseguimento del bene comune siano il binario insuperabile dell’azione
amministrativa, il confine invalicabile che nessuna aspirazione personale possa
consentire di spezzare. È questo il momento di tentare l’ultima verifica che,
coinvolgendo tutti i soggetti politici, possa puntare a conseguire gli
obiettivi concreti necessari alla definitiva rinascita e al completo rilancio
della nostra città.
Avvio così un percorso basato su un serrato confronto politico in cui i
personalismi non abbiano alcun diritto di cittadinanza; un percorso che non
intendo subire ma del quale non intendo essere l’unico protagonista,
richiedendo una preliminare e piena assunzione di responsabilità delle forze
politiche stabiesi chiamate a dimostrare, innanzitutto, di avere la voglia e la
capacità di stare insieme con il comune obiettivo di realizzare il bene di
Castellammare di Stabia. Un obiettivo che, come il destino della nostra città,
oggi più che mai, è nelle nostre mani, nelle mani di quella che ama definirsi
classe politica e dirigente. Non temo il peggio, ma non lo cerco. Sono pronto,
in ogni momento, a rimettermi in gioco e a tornare a battermi per la nostra
città ma, per il suo bene, è mio dovere oggi creare le condizioni per
consentire alla classe politica di dimostrare se abbia o meno la volontà e la
capacità, al mio fianco, di evitare il disastro per la città; di dimostrare se
e quanto realmente ami questa città. Da oggi, è stata girata la clessidra che
ha iniziato a segnare inesorabilmente il tempo delle scelte e delle decisioni
definitive per Castellammare di Stabia.
Un tempo che scorre e nel cui ambito gli eventi accadono senza curarsi
delle nostre volontà. Un tempo che è quello della città e del mondo globale,
nel quale essa vive, a cui non importa nulla della nostra velleitaria volontà di
fermare l’uno e gli altri. A noi tutti, quindi, resta solo la possibilità e la
capacità di scegliere se muoverci in fretta per salire sul treno, già in corsa,
del progresso e della rinascita civile, o restare a terra inchiodando non già
la politica stabiese (cosa che non avrebbe alcun rilievo) ma una intera città,
la nostra, ad un misero presente fatto di possibilità perdute e di aspirazioni
deluse che consegnerebbe la classe politica cittadina al povero oblio di un
triste passato.
Al punto in cui stanno le cose, pur rivendicando con orgoglio gli
eccezionali risultati conseguiti in questi due anni e mezzo, il grande tema
politico che va posto sul tavolo non è il nome del sindaco ma è la disperata
necessità della città di continuare, oggi più che mai, ad avere una
rappresentanza eletta dal popolo che ne conosca i problemi, ne comprenda le
necessità e scelga e persegua le risposte e le soluzioni, guidata solo
dall’amore per essa.
Il tema, oggi, è la necessità quindi, per la nostra città, di non
essere condannata al disastro di sei mesi di commissariamento con la totale
conseguente, istituzionalmente prevista, perdita di chance. Troppi, troppo
concreti e troppo importanti sono, infatti, i percorsi che abbiamo avviato e
quasi portato a compimento in questi primi due anni e mezzo; le soluzioni che
abbiamo individuato e, in più di un caso, realizzato in piena sinergia con i
vari livelli istituzionali, pronti a riconoscere, nel rappresentante eletto dal
popolo, l’unico interlocutore legittimato, con una validazione che può nascere soltanto
da quel misto di consenso popolare e di interesse per il bene della città che
solo un sindaco può avere. Ed è inutile tentare di sottrarsi, con
argomentazioni più o meno dialettiche, alla ovvia constatazione che per
mantenere il valore assoluto di un’amministrazione guidata da un sindaco, i
passaggi obbligati sono due: l’esistenza di una maggioranza politica e numerica
e il voto al bilancio. Tutto il resto sono chiacchiere e speculazioni. In
questi primi due anni, tra mille difficoltà, gravati dalle impossibili
condizioni della finanza comunale, oppressi dalla crisi internazionale,
caratterizzati dalle stringenti e a volte asfissianti prescrizioni imposte
dalla Prefettura dopo la commissione d’accesso nel 2009, il bilancio delle cose
fatte è altamente positivo. Abbiamo superato la fase difficilissima tesa a
ristabilire piena trasparenza, legittimità e regolarità nell’azione della
macchina comunale operando una profonda ed efficace attività di revisione
dell’Ente dal punto di vista dell’organizzazione, della gestione e delle
procedure trasformando un’attività di risanamento dell’Ente, imposta anche
dalla Prefettura, da potenziale zavorra per l’attuazione del programma (come
sarebbe stato per chi mi aveva preceduto) a strumento prezioso per realizzarlo.
Siamo riusciti a dimostrare (anche se qualcuno si ostina a minimizzare in
maniera strumentale il tema) che la legalità e il suo pieno recupero non sono
soltanto un obiettivo politico e un ragionare astratto ma possono essere tradotti
in fatti concreti e in nuovo stile di convivenza che non è fine a se stesso ma
è anche precondizione indispensabile per riportare la città sui sentieri dello
sviluppo e della rinascita economica e lavorativa. Abbiamo avviato e portato
molto avanti percorsi economici e civili di valore assoluto come Piu Europa,
Housing sociale, il Piano casa, il Piu Europa dei privati per il waterfront,
l’uscita della città dalla zona Asi, la riqualificazione della villa comunale,
il nuovo piano regolatore generale del porto che tiene al suo interno la
definitiva e positiva soluzione della dolorosa e annosa questione del cantiere,
la sospensione in vista della soppressione delle obsolete e penalizzanti tratte
ferroviarie con Gragnano e Torre Annunziata, il Contratto di quartiere. Se noi
continueremo ad amministrare questa città, essa presto grazie a tutto ciò
diventerà quel meraviglioso e gigantesco cantiere per anni sognato e mai
realizzato. Castellammare è ormai diventata il centro dell’intero territorio
come dimostra, ad esempio, la scelta da noi fortemente voluta del Parco
regionale dei Monti Lattari di insediare la propria sede nella Reggia di
Quisisana o come dimostra, ancora, il ruolo primario da noi assunto nell’ambito
dell’Autorità portuale o ancora gli interventi di viabilità sia sul territorio
cittadino che su quegli snodi di comunicazione stradale che per anni erano
stati, nel disinteresse di tutti, la croce di una intera provincia. In questi
primi due anni e mezzo abbiamo impostato con un duro lavoro, in stretta
sinergia con le istituzioni e le parti sociali, percorsi di soluzione, ormai
tutti incardinati, per i principali e più gravi problemi occupazionali della
nostra città come quelli della Fincantieri, dell’Avis, di Stabia Porto che
hanno dimostrato come l’Amministrazione di Castellammare non abbia mai smesso
di essere al fianco dei cittadini e dei lavoratori. Abbiamo profondamente
avviato un’opera colossale di recupero della qualità della vita e di una
dignitosa quotidianità in città con interventi ordinari e straordinari che sono
sotto gli occhi di voi tutti e che non necessitano di commenti circa la loro
indiscutibile qualità e utilità.
Tutto ciò, oggi, io pongo, sul tavolo di un nuovo e serio confronto
politico, dinanzi alla classe dirigente della politica stabiese cui oggi tocca
la scelta se rinunciare a tutto ciò contro l’interesse della città o se
continuare a guidare la sua rinascita senza perdere le occasioni e senza
interrompere i percorsi. Solo un’Amministrazione eletta dal popolo può fare
ciò. Al di là delle mistificazioni di qualcuno, tutti sanno che un commissario
non è un governo dei tecnici. È infinitamente peggio e non per scelta del
commissario, ma per precise e inderogabili previsioni normative che inchiodano
il miglior commissario prefettizio a una inerte ordinaria amministrazione. E
sfido chiunque a dimostrare che una sola delle innumerevoli, virtuose attività
amministrative e politiche in corso possa qualificarsi di ordinaria
amministrazione. Senza contare che, per portare a compimento tali percorsi, che
si svolgono obbligatoriamente in un sistema di interrelazioni e di interazioni
con altri soggetti istituzionali e con le parti sociali, anche al migliore dei
commissari mancherebbe il requisito fondamentale della legittimazione popolare
per operare in maniera credibile e proficua.
Solo un’Amministrazione eletta dal popolo può fare ciò. Che poi, per
qualche obsoleto (a prescindere dall’età anagrafica) esponente politico
stabiese, far cadere un’Amministrazione consegnando la città al commissario
prefettizio possa rappresentare una “vittoria politica” ciò sta solo a
dimostrare quanto vecchio, stantio, sterile e lontano da un reale interesse per
la città sia costui. Mi rifiuto di credere che a Castellammare possa essere preponderante
il numero di coloro che, esponenti politici eletti, pur di prevalere su di me, sia
disposto a camminare sul corpo della città e dei suoi figli. Le forze politiche
stabiesi, presenti in consiglio comunale, unite a quelle senza rappresentanza
istituzionale, hanno da oggi la possibilità, ove lo vogliano, di dare un
contributo importante alla prosecuzione del percorso purché tutti e ciascuno
decidano di mettere al primo posto l’interesse di Castellammare e il bene dei
suoi cittadini nel nome di una parola d’ordine che possa coinvolgere tutta la
classe dirigente di questa città. Dicevo prima che questo è il momento delle
responsabilità e ognuno, da questo momento, investito di un ruolo politico, ha
il dovere di ragionare di quelle responsabilità che tutti abbiamo assunto
liberamente davanti ai cittadini e alle quali oggi, in vista degli appuntamenti
imminenti che aspettano la città, non possiamo sottrarci. Noi oggi, sulla base
di fatti concreti, di una credibilità che nasce dalle cose fatte, abbiamo il
dovere di trovare i percorsi e le condizioni dell’andare avanti nella
concretezza di un programma di governo che abbiamo già dimostrato, in questi
primi due anni e mezzo, non essere una dissertazione astratta e teorica, ma un
autentico e rispettato programma d’azione.
E questo programma, oggi e non domani, ci chiama ad appuntamenti che
non ammettono ritardi; appuntamenti ai quali soltanto la classe politica eletta
può essere presente e non altri. Sono gli appuntamenti che parlano del presente
e del futuro di questa città, del ruolo e della missione civile che le vogliamo
affidare, della grande programmazione economica, civile e urbanistica. Del
ruolo della nostra città nel Mezzogiorno e nel Mediterraneo. Del futuro dei
nostri figli. Se a questi appuntamenti non saremo presenti noi, non sarà
presente nessuno, perché nessuno sarà titolato a rappresentare la città. E
questi appuntamenti, se non onorati nei prossimi sei mesi, saranno
irrimediabilmente persi. Su questo argomento spero vivamente che nessuno,
neanche il più incallito degli oppositori, sia disposto a giocarsi una
scommessa che vedrebbe, come unico perdente, la nostra amata Castellammare.
Un commissario prefettizio non farebbe alcun bilancio e, quindi, tantomeno
utilizzerebbe denaro comunale per andare in ausilio alle Terme che, quindi, senza
un’Amministrazione eletta dal popolo, sono già condannate al fallimento. Mettere
due milioni di euro in una partecipata nelle condizioni delle Terme certo non costituisce
un atto di ordinaria amministrazione! Solo noi siamo pronti e disposti ad assumere
tale responsabilità. Certamente un commissario prefettizio non avrebbe il ruolo
e la legittimazione di partecipare alla fondamentale e proficua esperienza
della cabina di regia istituita presso la Regione Campania per l’area di crisi
torrese-stabiese; non avrebbe la legittimazione e il ruolo di concertare con i
privati il masterplan del waterfront del Più Europa; non avrebbe il ruolo e la
legittimazione di elaborare il Piano urbanistico comunale che, nell’imminenza
ormai dell’approvazione del nuovo Put che vede Castellammare libera
dall’inutile gabbia vincolistica, è qualcosa che va disegnato subito, sublimandosi
in esso il più alto livello di programmazione e di responsabilità civile della
politica. Non potrebbe il commissario, non avendone il ruolo e la
legittimazione, portare a compimento il duro e proficuo percorso di uscita di
Castellammare da una zona Asi inutile e dannosa. Non avrebbe, il commissario,
la legittimazione e il ruolo di cooperare, in maniera efficace e partecipe,
alla redazione del nuovo Prg del Porto che verrebbe lasciato all’esclusiva
autonomia decisionale e progettuale dell’Autorità portuale. Non avrebbe, il
commissario, la legittimazione e il ruolo di portare a compimento il percorso
di soppressione delle inutili e obsolete tratte ferroviarie; non avrebbe,
infine, il commissario, il ruolo e la legittimazione di portare a compimento,
mancando il ruolo fondamentale e indispensabile di un sindaco, i percorsi di
assicurazione e rilancio dei livelli occupazionali né del cantiere, né del suo
indotto, né dell’Avis, né di Stabia porto. Oggi, adesso, è il momento di dire
chi vuole assumersi la responsabilità di tutto questo.
La camorra è tornata a puntare i suoi occhi famelici sulla città
contando, proprio, sull’uscita di scena di chi, della legge e del contrasto al
crimine, ha fatto la sua regola di vita e di politica. Senza maggioranza, non
ci sarà voto al bilancio; senza voto al bilancio non ci sarà governo cittadino
eletto dal popolo; senza governo cittadino, con il commissario prefettizio, non
vi sarà né presente né futuro per la nostra città. E, purtroppo, senza
bilancio, non vi sarà né presente né futuro per i dipendenti delle Terme, per
il lavoro in genere a Castellammare e per la città nel suo complesso.
LUIGI BOBBIO