“Sono estremamente scettico circa l’iniziativa cosiddetta delle «acquisizioni immobiliari» sottoscritta da varie Amministrazioni comunali della Costiera e dei Monti lattari, iniziativa cui ho partecipato nella sua fase di studio e di elaborazione dei principi. Non porterò il documento che ne è scaturito al voto della giunta né tantomeno del consiglio comunale di Castellammare di Stabia. L’iniziativa stessa e il dibattito interno alle amministrazioni che l’ha preceduto non mi convincono sotto nessun punto di vista avendo, a mio personale avviso, un sapore troppo accentuato di scorciatoia con il gravissimo intrinseco handicap di non garantire nemmeno il raggiungimento dell’obiettivo che in teoria si prefigge, di rischiare di arrecare un grave danno alle Amministrazioni comunali e, quel che forse è peggio, di indebolire, o addirittura rendere impraticabile, l’unico vero, autentico rimedio che, in relazione alla devastante tematica degli abbattimenti delle case abusive, può essere oggi seriamente perseguito: ossia la battaglia per la riapertura dei termini di presentazione delle domande per il condono 2003”.
Lo ha detto il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio.
“A mio giudizio è inutile disperdere energie preziose per avventurarsi su strade incerte, o peggio cieche. Occorre, invece, concentrarsi definitivamente e risolutamente sul percorso legislativo in atto che riguarda, per l’appunto, la riapertura dei termini dell’ultimo condono edilizio. Troppe sono le criticità che riguardano l’iniziativa delle acquisizioni che, a saldo, certamente non riuscirebbe a mantenere le singole abitazioni abusive in capo alle famiglie che le hanno costruite e vi abitano. Chiedo, invece, a tutti di continuare con rinnovato impegno, anche a costo di ricorrere a gesti clamorosi, la battaglia civile per il diritto dei cittadini campani (e non solo) ad essere uguali, come detta l’art. 3 della Costituzione, a tutti gli altri cittadini italiani; per essere considerati uguali a quei cittadini italiani che, non avendo avuto all’epoca, la sciagura di essere governati a livello regionale da Bassolino e dai suoi, non hanno dovuto subire una legge regionale sul condono edilizio che li ha ingiustamente tagliati fuori da un diritto acquisito e riconosciuto a tutti gli altri italiani”, ha continuato il primo cittadino.
“La Corte Costituzionale, successivamente, fece strame della legge bassoliniana, ma ormai il tempo utile per la presentazione delle istanze era trascorso. Io non solo chiedo, ma pretendo da chi ne ha a vario titolo e a vario livello la responsabilità, a partire dal Capo dello Stato fino al Parlamento e al Governo, che non si neghi più ai campani il diritto ad essere uguali agli altri italiani. Parliamo di diritti basilari fondamentali, se non addirittura elementari e la gente non riesce più a capire perché le devono essere negati laddove sono stati riconosciuti a tutti gli altri. Chiedo al presidente Caldoro per la sua parte, al presidente Cesaro, a quelli delle altre Province e ai parlamentari campani in particolare, come e meglio di come hanno fatto in relazione alla tematica dei rifiuti, di fare seriamente e duramente squadra per imporre a chiunque abbia titolo, in questa vicenda, di prendere finalmente seriamente in esame la questione respingendo al mittente letture qualunquistiche, demagogiche o, peggio, folcloristiche di una tematica che invece è e resta maledettamente seria. Una tematica nella quale si parla solo di recupero di spazi di diritto ingiustamente compressi e non di tutela dell’abuso vecchio, nuovo o futuro in quanto tale”, ha sottolineato ancora il sindaco.
“Sono e resto, com’è noto, il più fiero e concreto avversario dell’abusivismo contro il quale sto mettendo, da tempo in campo, le iniziative più serie che si siano viste da anni a questa parte, ma per tutti quei cittadini che avevano realizzato i loro abusi alla data fissata dalla legge del 2003 io pretendo il trattamento che va riservato a tutti i cittadini: che se ne rispettino i diritti a cominciare dal principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Ai magistrati, da magistrato, chiedo una sola cosa: continuate a fare, come avete sempre fatto e bene, il vostro lavoro e il vostro dovere e tenete conto, però, che il vostro dovere si ferma all’emanazione della sentenza definitiva e alle attività materiali connesse alla sua esecuzione. Nel vostro dovere (e direi nel vostro diritto) non entra quello di interloquire e, quindi, di interferire in un campo che non vi appartiene che è quello delle scelte politiche e della valutazione dei fenomeni che è tipico ed esclusivo della politica. Il vostro lavoro, serio e corretto come sempre, riguarda e non può che riguardare l’applicazione della legge al caso concreto. Spingersi oltre rischierebbe di mettere qualcuno in condizione di parlare nei vostri confronti di «abusivismo istituzionale»”, ha concluso Bobbio.
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