Gli operatori ecologici stagionali, che hanno prestato servizio per un mese per la società «Multiservizi» nell’estate del 2011, furono selezionati da un’agenzia di lavoro interinale. Dunque, «il servizio di spazzamento viario, garantito per soli trenta giorni», non vide «questi ultimi legati a rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato» alla società di igiene urbana del Comune, essendo «legati solo ed esclusivamente alla società di lavoro interinale» che «li mise a disposizione» della «Multiservizi» per la durata indicata dal contratto.
Lo specifica, in una nota indirizzata al Prefetto di Napoli, il sindaco Luigi Bobbio in risposta a una interrogazione parlamentare dell’on. Luisa Bossa (Pd) sulle assunzioni stagionali della società «Multiservizi».
Peraltro, per l’individuazione della società di lavoro interinale, in ossequio alla normativa vigente, la «Multiservizi» espletò una gara «comparativa tra più imprese di settore», all’esito della quale «furono interpellate tre società di fornitura di lavoratori interinali»: la sede napoletana dell’Adecco, la sede di Torre del Greco della Man Power e la Max Works. «Tra queste fu selezionata la Man Power, che offriva le migliori condizioni per operare la fornitura dei lavoratori».
L’impiego dei lavoratori stagionali «fu dunque l’esito di una scelta dell’agenzia di lavoro interinale, affidataria del servizio, da parte del Comune ed alla quale i lavoratori inviati erano iscritti». L’agenzia, di conseguenza, «ha provveduto a fornire le unità di lavoro che, tra l’altro, rimasero a disposizione della Società partecipata dal Comune per soli giorni trenta e senza che entrassero a far parte del relativo organico».
Procedure, come si vede, assolutamente trasparenti e legittime che, da sole, possono bastare a fugare «ogni dubbio su possibili carenze di controllo del personale assunto sia da parte della direzione e dell’Amministrazione della Società partecipata, che da parte del Comune, in quanto il controllo degli iscritti alle proprie liste di lavoratori disponibili a prestare lavoro interinale si riconduce agli obblighi delle società di settore». A «fronte della normativa di settore» e della «procedura operativa che, nei fatti, fu espletata» tanto il Comune di Castellammare tanto la «Multiservizi» non potevano in alcun modo «influire né sui controlli preliminari degli iscritti, né su indagini successive, poste che non vi erano autorizzati», in quanto «non si trattava di propri dipendenti, ma di lavoratori interinali». Va comunque ancora una volta ribadito che il «rapporto con la società di fornitura dei lavoratori interinali non durò che cinquanta giorni e, soprattutto, comportò impiego dei lavoratori nelle mansioni di operatore ecologico, più praticamente netturbino, dunque in un ruolo che, pur a fronte di eventuali soggetti connotati da parentela o vicinanza a famiglie legate ad ambienti criminali, mai avrebbe potuto attribuire o consentire ruolo in grado di incidere sensibilmente nell’andamento gestionale della società o condizionare il medesimo».
Quanto alla pubblicità della procedura, è da sottolineare che il ricorso a «società di lavoro interinale non comportava alcun obbligo della Multiservizi» in tal senso, né per inserzioni «sui giornali od attraverso affissioni di manifesti, in quanto non si attuava assunzione diretta di lavoratori, cui conferire adeguata divulgazione».
«Chiarito, dunque, che è la società interinale che fornisce i lavoratori e che su quest’ultima ricade l’onere di attingere correttamente dalle liste dei propri iscritti, secondo i criteri di gestione congeniali alla stessa società, così come che sulla stessa gravano i controlli in ordine al profilo penale dei dipendenti, va rilevato che, in ogni caso la parentela di un soggetto con un pregiudicato, finanche per reati di assoluta gravità, non trova nessuna contemplazione nella legge in termini di impedimento a prestare lavoro, tra l’altro, per soli cinquanta giorni e, per di più, in ruoli assolutamente marginali, come è quello di netturbino; ruoli che, come evidenziato, mai avrebbero potuto compromettere o condizionare a vantaggio della criminalità organizzata l’andamento regolare della Società, soprattutto nel corso di soli cinquanta giorni».
«V’è, invece, in via generale, da evidenziare che, fino all’entrata in carica dell’organo amministratore nominato dal sindaco Bobbio, non si espletava alcuna gara per le forniture, tanto che la Società è stata legata a contratti di servizio, oggetto di automatico rinnovo e che hanno finito per vincolare l’Ente anche nella attuale gestione. Di contro, non soltanto il controllo analogo istituito dall’attuale dirigenza… ha introdotto il controllo sulla esecuzione delle gare, ma ha anche invitato a predisporre la presa d’atto di tutti i contratti sottoscritti in assenza di gara ed interessati da automatico rinnovo, acché sia pronunciata declaratoria di efficacia fino all’individuazione di nuovo gestore, a mezzo di gara. Ugualmente va detto per le assunzioni, effettuate in passato, a tempo determinato o indeterminato, senza alcun concorso, nonostante il relativo obbligo... Tutto ciò dimostra la pretestuosità di una contestazione da parte di chi, tra l’altro, dimentica di essere membro dirigente di un partito, nella cui sezione locale stabiese erano iscritti i killers del consigliere comunale ucciso, mentre ben diciotto consiglieri della relativa espressione sedevano in Consiglio Comunale sino all’aprile 2010, costituendo la maggioranza di supporto all’Amministrazione dell’epoca. Va, inoltre, fatto rilevare che, il sottoscritto, nella qualità di Sindaco, non è stato destinatario della prescrizione prefettizia del 12.5.2010, resa dal Prefetto pro tempore di Napoli, dott. Alessandro Pansa, in quanto responsabile delle criticità rilevate, ma soltanto chiamato formalmente ad attuare il ripristino della legalità nella gestione del personale, rispetto alle omissioni della precedente amministrazione. Tanto Le dovevo a riscontro della Sua richiesta di notizie, pur non essendo mai stato comprensibile da cosa nascesse l’estrema urgenza della vicenda, tale evidentemente da richiedere risposte ad horas alla luce di un episodio occorso e conclusosi la scorsa estate senza conseguenza alcuna all’oggi».
La vicenda «oggetto dell’interrogazione da parte dell’onorevole Bossa», come si evince da quanto relazionato, in conclusione, «non è minimale ma è addirittura inesistente» e quello che «inquieta è che l’on.le Bossa, nel cercare di creare una apparenza cui non corrisponde nessuna sostanza, sta svolgendo in realtà un autentico servizio alla locale opposizione cittadina».
«Del resto la pregressa esperienza parlamentare del sottoscritto lo rende assolutamente consapevole, per essere stato spettatore di consimili attività da parte di altri, dell’uso che certi parlamentari fanno troppo spesso dell’atto di sindacato ispettivo attraverso il quale, come nel caso di specie, camuffandolo per interrogazione, intendono, in realtà, operare un uso politico del proprio ruolo, a vantaggio delle forze amiche del territorio, ma a tutto svantaggio della verità e delle necessità istituzionali, vista l’assoluta mancanza di riferimenti a fatti concreti».