sabato 7 luglio 2012

Diaz, Bobbio (ex commissione d’inchiesta): sentenza ingiusta, Paese perde grandi poliziotti

“Non ci sto. E non ci posso stare come uomo di legge, come politico e come cittadino. Sono stato componente della commissione d’indagine bicamerale nel 2001 sui fatti di Genova. Si trattò di un accertamento lungo, faticoso, che inizio a luglio e durò tutto agosto e si concluse con l’accertamento dei fatti sostanzialmente diverso da quello cui sono giunti i vari percorsi giudiziari. Chi seguì i lavori di quella commissione sa quale fu l’impegno che io, in particolare, misi nell’accertare come si fossero realmente svolti i fatti, tanto che rimasero famose le mie 40 domande di fila al prefetto De Gennaro. Il mio sforzo, ovviamente, non era quello di caricare di responsabilità i vertici della nostra polizia di Stato, bensì quello di far emergere la verità, ossia che i vertici stessi si mossero con grande professionalità e nel rispetto delle leggi e delle regole. Oggi, la Cassazione ci consegna un verdetto finale che non è certamente figlio della Corte di legittimità ma è frutto delle valutazioni dei giudici di merito”.
Lo ha detto Luigi Bobbio, sindaco di Castellammare di Stabia ed ex senatore della Repubblica, componente della commissione d’inchiesta sui fatti di Genova.
“Un verdetto inaccettabile, a tratti moralista, certamente abbastanza lontano dal puro diritto e con troppe strizzate d’occhio ai manifestanti di allora che, equamente divisi tra non violenti e violenti, recano oggi come allora tutti, gli uni e gli altri, su di sé le responsabilità per quanto accadde a Genova. La grande responsabilità dei non-violenti fu infatti quella di non aver fatto nulla per denunciare e distinguersi dai violenti fornendo agli stessi, addirittura, la copertura del loro numero all’interno del quale nascondersi per poi partire per i raid distruttivi – ha aggiunto Bobbio -. Oggi come ieri non ci sto acché una giustizia, della quale sempre più cittadini hanno smesso di fidarsi, condanni lo Stato e il popolo italiano in un momento di così grande difficoltà a privarsi dell’apporto vitale di funzionari della polizia di Stato dalla irreprensibilità, professionalità, inattaccabilità morale, personale e professionale senza pari. A tutti loro la mia personale solidarietà e, in particolare, a Franco Gratteri, che conosco e stimo dal 1985 quando io giovanissimo sostituto, lui giovane funzionario della Mobile, ci conoscemmo sul teatro di un fatto di sangue. La mia solidarietà alla polizia di Stato tutta e per essa ad Antonio Manganelli, uno dei migliori capi della polizia che questo Paese abbia mai conosciuto dal quale, in questa storia, mi divide un solo passaggio: la nostra polizia di Stato – ha concluso Bobbio – la mia polizia di Stato non deve chiedere scusa a nessuno. Mai”.

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