“Chiederò
al procuratore della Repubblica di Torre Annunziata di proporre impugnazione avverso
la sentenza di proscioglimento, adottata dal gup, per la vicenda della vecchia
gara degli chalet dell’Acqua della Madonna. Purtroppo, la normativa vigente non
consente al Comune, costituitosi parte civile in udienza preliminare, di farlo in
proprio se non per questioni attinenti il danno civilistico”.
Lo ha detto il sindaco di
Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio.
“Ritengo che, nella fattispecie,
l’intervenuto proscioglimento, in attesa di leggere le motivazioni, sia
comunque un’autentica Caporetto della giustizia. Per chi conosce diritto e
procedura, quello che è accaduto, proprio perché non c’è stato un proscioglimento
di singoli imputati, ma un proscioglimento di tutti, sia stata una scelta non
di merito, ma dovuta a valutazioni di altro tipo. Ad oggi non mi è dato
conoscere queste motivazioni, ma credo di poterle intuire e le rifiuto in
quanto tali. La vetustà dei fatti non può mai essere motivo di proscioglimento
se non se e quando si avverano i termini della prescrizione. Tenerne conto
intempestivamente, ove mai questa fosse una delle ragioni del proscioglimento,
ritengo sia assolutamente improprio e censurabile. La vicenda, per come a tutti
ormai nota, è di una solare chiarezza, e, per chi mastichi appena un minimo di
diritto degli appalti, si è trattato di un caso da manuale di turbativa d’asta
che rende totalmente incomprensibile e inaccettabile la scelta del
proscioglimento – ha aggiunto Bobbio -. La Procura, nella fase delle indagini, ha
svolto in maniera corretta ed esemplare il suo ruolo e, in maniera perfetta, ha
richiesto il rinvio a giudizio degli indagati. La sentenza del gup di proscioglimento
di tutti, che ha «schiattato» il processo (come diciamo in gergo giudiziario
usando un’espressione che evoca un preciso momento soggettivo dello «schiattatore»),
non è né perfetta né comprensibile né accettabile né motivabile, e la Procura
ha il diritto-dovere di difendere nelle sedi competenti il proprio lavoro
nell’interesse del popolo italiano”.
“Resta l’amarezza per chi, come
me e tanti altri cittadini perbene, si danna da due anni per riportare a
Castellammare una cultura e una pratica della legalità e deve poi subire un
insulto giudiziario di questo tipo da parte di una giustizia che, come si dice
in dialetto, «dove vede e dove ceca», nel nome di logiche che ancora non è dato
individuare e comprendere, ma che comunque, quali che esse siano, si manifestano
subito inaccettabili. Come possiamo, io e i cittadini perbene, continuare a
esporci in prima persona, senza timori, per ripristinare la legalità a
Castellammare di Stabia quando poi un incredibile provvedimento giudiziario,
contro l’evidenza dei fatti e del diritto penale, finisce con il legittimare
quello che da sempre era sotto gli occhi di tutta la città prima dell’arrivo
della commissione d’accesso e mio? Ovvero, l’impossessamento delittuoso e
comunque illegale, da parte di un gruppetto di famiglie molto ben note e con la
connivenza, documentalmente incartata di pezzi della precedente
Amministrazione, di strutture pubbliche e della loro gestione. Se queste sono
le sentenze che è in grado di partorire questa sgangherata e veramente cieca
giustizia, che speranze abbiamo di ottenere partecipazioni limpide, legittime e
trasparenti ai primi veri bandi di gara che la mia Amministrazione ha portato
in città dov’erano di fatto sconosciuti da tempo immemorabile? In città lo
sanno tutti che cosa si è sempre nascosto dietro la gestione privata dei
chioschi dell’Acqua della Madonna, ma oggi a questa città fatta per lo più da
persone perbene il sindaco che cosa va a dire: abbiate fiducia nella giustizia?
Comportatevi correttamente, perché se non lo fate sarete raggiunti dalle
conseguenze previste dal diritto penale? L’illegalità non paga? Se per questi
personaggi dell’Acqua della Madonna e del Comune, per cui la Procura aveva
chiesto il rinvio a giudizio per fatti di rilievo penale di solare evidenza, c’era
un giudice a Torre Annunziata, ebbene l’hanno trovato. Grazie a nome della
città e delle persone perbene, sig. giudice dell’udienza preliminare. Spero –
ha concluso Bobbio – che sulla vigorosa impugnazione della Procura della
Repubblica, il nuovo giudice faccia scempio del suo provvedimento. Non lo spero
per me, ma per le sorti di questa città e dei suoi giovani figli. E, comunque,
al di là dello sconforto andiamo avanti sulla strada che riteniamo giusta e
doverosa”.
Nessun commento:
Posta un commento