lunedì 22 luglio 2013

BOBBIO SUI FLASH MOB: L'ATTACCO AGLI IMPRENDITORI BALNEARI NON E' LA SOLUZIONE.

Questo è proprio il paese di Pulcinella, il paese della botte piena e della moglie ubriaca,il paese dove molti vorrebbero, contemporaneamente, tutto e il contrario di tutto. Mi riferisco in particolare all'ormai stucchevole e pericolosa questione dell'accessibilità al mare da parte di qualunque cittadino, transitando liberamente per le aree affidate ai gestori degli stabilimenti balneari in concessione demaniale marittima. In questa materia ,come in molti altri casi, noi italiani (e noi campani in particolare) ci illudiamo ancora una volta di essere come al solito più bravi degli altri, pretendendo di poter tenere insieme il diavolo e l'acqua santa,il giorno e la notte. La questione, che per qualche anno si è trascinata abbastanza stancamente, sta tuttavia prendendo una piega insostenibile con i primi episodi che stanno portando in evidenza il cuore del problema. Basta prendere ad esempio il così detto flash mob organizzato domenica scorsa. E se, la questione sta iniziando ad esplodere, ciò è dovuto a due fattori entrambi collegabili alla crisi economica devastante, anche se uno è legato ad una sorta di ribellismo di parte della società italiana, che si sta slatentizzando man mano che aumenta l'insofferenza verso le regole e i diritti altrui, e l'altro è legato alla sostanziale mancanza di tutela di un importante settore dell'economia nazionale quale è quello balneare. Infatti, quello dell'accesso alle spiagge, anche a quelle date in concessione, è ormai, in maniera sempre più aggressiva e trasversale ,una sorta di ossessione anarco-fascio-comunista che si nutre del sostanziale cerchiobottismo dei nostri legislatori, sia nazionali che regionali, e di robuste dosi di demagogia .E ' chiaro, peraltro che di fronte a questa marea montante non solo ha perso significato la stessa distinzione tra spiagge libere e spiagge date in concessione, ma perde senso anche l'istituto stesso della concessione. E qui si tocca il secondo aspetto del problema:cosa rispondono il legislatore e la stessa giurisprudenza di fronte alle più che legittime preoccupazioni e rimostranza degli imprenditori balneari che chiedono tutela per i loro investimenti e per le loro proprietà oltre che della loro stessa attività? La questione, infatti, non va affrontata con il solito ipocrita formalismo di chi,fuori dalla realtà (in special modo al Sud purtroppo), nel sostenere il libero accesso alla spiaggia, immagina, probabilmente, una lunga ,ordinatissima e compostissima teoria di civilissime famigliole per bene che, senza arrecare il benchè minimo disturbo ai clienti paganti del lido di turno, nel più perfetto silenzio monastico ,senza portare con sè null'altro che il costumino, si snodano in teoria in un lungo percorso che ,normalmente, per accedere alla battigia taglia , nell'ordine: l'ingresso, il parcheggio, la biglietteria, gli spogliatoi, le cabine, il bar, il ristorante,sdraio e lettini. e infine, giunge ai “cinque metri dove si frange il flutto”! La realtà, ovviamente, è tutt'altra e non si può pensare di caricare sull'importantissima forza lavoro che oggi esprime il settore balneare l'ulteriore costo di nuovo personale specificatamente addetto alla tutela delle proprietà e dei beni del concessionario, nonché della sicurezza e tranquillità dei clienti. Non ci si può più lamentare del fatto che in Italia manchi il lavoro e non fare nulla per evitare l'aggressione mortale ad un settore che in termini di investimenti e occupazione, malgrado la crisi, è uno dei più importanti della nazione e andrebbe tutelato e rilanciato.

La verità che i due obiettivi sono incompatibili tra loro ed è arrivato il tempo di una definitiva scelta di chiarezza sul tema: o si abolisce l'istituto stesso della concessione demaniale marittima a scopi di balneazione o si rende il concessionario titolare di un diritto esclusivo, parificato alla proprietà sull'area data in concessione fino alla linea d'onda.
D'altronde ne abbiamo tutti le tasche piene di ipocrisie e stranezze varie come, per esempio, quella dell'accessibilità libera a un tratto di spiaggia così ampio che, nel caso di non pochi stabilimenti, copre di fatto l'intera area di spiaggia data in concessione. Che dire poi dell'assurda ,antieuropea e incredibile norma regionale che, in Campania, violando ogni principio in tema di libertà delle contrattazioni tra i privati e ogni legge di mercato, impose ai gestori il divieto di far pagare l'ingresso ai minori? Pura demagogia furbetta che però ha aggiunto altro disagio alla già grave situazione degli imprenditori balneari e pensare che l'orgoglioso firmatario di quell'assurdo emendamento oggi in Regione Campania ha la delega alle attività produttive e, quindi, dovrebbe tutelare gli imprenditori balneari?! E' inutile girarci intorno: i concessionari non possono reggere questa situazione anche perchè la stessa finirebbe presto per essere insostenibile sopratutto per la clientela pagante che, ovviamente, ha diritto a vedersi assicurare condizioni di decoro, riservatezza, tranquillità e sicurezza che presto diventerebbero impossibili. C'è qualcuno, tra coloro che decidono, che se la sente di cancellare in un colpo solo circa un milione di posti di lavoro in tutta Italia?




Certo, anche su questo fronte, la latitanza delle amministrazioni comunali aggrava il problema e ci si mette pure la camorra.
A Castellammmare per tre anni i bandi da me voluti per la gestione delle spiagge libere attrezzate sono andati ,ovviamente, deserti perchè quelle spiagge erano sempre state, prima di me, occupate di fatto dalla camorra. Io feci abbattere centinaia di metri cubi ci cemento abusivo e criminale su quelle spiagge e assicurai condizioni di pulizia, di igiene e di sicurezza con la presenza di pattuglie della polizia municipale, con apposite convenzione con la Capitaneria di porto e con i Vigili del fuoco, installando servizi e rendendo possibili i parcheggi legittimi. Il presidio e la valorizzazione delle spiagge libere sono, infatti, la vera alternativa, dignitosa e compatibile, per assicurare il diritto al mare dei tanti cittadini che purtroppo non possono permettersi una costosissima giornata in uno stabilimento balneare. Una cosa è certa: la risposta a tale grave problema sociale non la si può certo cercare nell'assassinio di un settore trainante dell'economia, degli investimenti e dell'occupazione, qual'è quello degli imprenditori balneari .
Ma queste cose non le possiamo certo spiegare ad un sindaco confuso e confusionario come Nicola Cuomo.

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