sabato 21 aprile 2012

Arresti domiciliari confermati per boss, Bobbio: intollerabile schiaffo alla giustizia Fu protagonista inchino statua di San Catello, rischiava galera per intervista «Iene»

“E poi parlano di sinergia istituzionale e di altre amenità del genere. La verità è che, nel disinteresse di troppi, istituzioni comprese, certe iniziative di difesa della legalità e di rifiuto della camorra ce le dobbiamo gestire in solitudine. Non che la cosa mi preoccupi o mi spaventi, ma mi dà profondamente fastidio leggere, seppure de relato, dagli organi di informazione le psichedeliche motivazioni con le quali un giudice di sorveglianza a Napoli ha deciso che la fondatissima richiesta della polizia di Stato di rispedire Renato Battifreddo in galera doveva essere rigettata. Io, il mestiere di magistrato l’ho fatto per molti anni, da pubblico ministero, e ne ho lette di motivazioni fantasmagoriche e rutilanti come quella di cui stiamo parlando. Così come ne ho visti di imputati o inquisiti più o meno malati prendere in giro la giustizia o farsi beffe della giustizia come purtroppo ancora una volta è accaduto. La verità è una sola: che il lassismo dilaga e troppi magistrati a parole saltellano da un convegno all’altro, o da un organo di informazione all’altro, per proclamare la santa verità, «lotta alla camorra, lotta alla camorra, lotta alla camorra!», presentandosi come i più ferrigni avversari del crimine (cosa anche questa sbagliata) e poi nei provvedimenti «sbracano» in maniera incomprensibile”.
Lo ha detto il sindaco di Castellammare di Stabia, Luigi Bobbio.
“L’«ottimo» Battifreddo e il suo ineffabile genero convivente, anch’egli ai domiciliari, pare, avrebbero avuto a disposizione, oltre alla parola, anche la mimica con la quale cacciare fuori gli ospiti non ammessi dalla misura restrittiva; senza considerare che sarebbe bastato non aprire la porta di casa per non farli entrare. E il sempre «ottimo» Battifreddo - questo forse sarà sfuggito al giudice di sorveglianza - è talmente malato da uscire tranquillamente sul balcone di casa per ricevere l’omaggio dei portatori della statua. E se è vero come è vero, come dice il magistrato, che il poverino non può affabulare, è altrettanto vero che, così come la sua manina lanciava baci ai suoi adoratori, allo stesso modo poteva utilizzare la stessa manina per intimare perentoriamente, restando seduto, alla troupe televisiva di lasciare il suo carcere domiciliare. D’altronde, se non ricordo male, come risulta dal filmato delle «Iene», fu il genero convivente ad invitare a casa la troupe televisiva, e già questo costituiva violazione degli obblighi”, ha aggiunto Bobbio.
“Spero che il presidente del Tribunale di sorveglianza, dott. Esposito, decida di interessarsi della vicenda ben conoscendone l’altissima professionalità e l’indiscusso rigore. Comunque, di questa ennesima storia strana, certamente non ne subisco io le conseguenze ma le subisce l’ormai «sgarrupata» immagine di una giustizia soggettivista e dagli insondabili e imprevedibili percorsi motivazionali. E se mi occupo, ancora una volta, di questa vicenda è soltanto perché ho portato per così tanti anni con onore la toga sulle spalle per non risentirmi di ogni brutta figura che la giustizia possa fare in casi come questi”, ha concluso Bobbio.

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